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Hypergear

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About Hypergear

l'8 Gennaio è una data strana. Innanzitutto per la nascita del Duca Bianco, che baciando l'inizio dell'anno coincide con il senso di rinascita, di novità, di inizio.
L'8 Gennaio è anche la data dellla nascita di un trio dalle venature synth rock nel milanese, gli Hypergear.

Ma procediamo con ordine.

Il primo nucleo del gruppo va ricercato negli “Swan”, anch'esso trio, ma che si concentrava principalmente su cover e piccoli show nell'hinterland milanese. Sotto questo nome hanno calcato più o meno tutti i piccoli/medi locali della città e fuori, portandosi sempre uno show parecchio grezzo, quasi rustico.
Il tempo passa e la chiamata degli inediti si fa sempre più presente. Dopo varie piccole composizione e idee, la band si trova ad avere tra le mani abbastanza materiale da poter permettersi di registrare almeno una demo.

Era una giornata di pioggia, quando nacque Sober. Due accordi, una melodia semplice e un mood coerente con il meteo del momento. Primissima canzone composta che, al momento della realizzazione della demo (quasi due anni dopo dalla sua composizione), trova il suo ruolo: è la canzone che dà il titolo all'opera appena registrata.
Nasce così, l'8 gennaio 2013, “Sober”. Stesso momento in cui il gruppo si libera dell'ormai obsoleto e superato nome di “Swan” per abbracciare l'ormai definitivo “Hypergear”

Il nome rimanda a un concetto molto basilare...oltre che ad una apparentemente molto quotata marca di zaini indiana (seriamente, andate a cercarla).
Hypergear rappresenta l'incessante crescita tecnologica, fin troppo sbilanciata rispetto alla naturale velocità dell'uomo.
Un po' come HAL 9000 in”2001: odissea nello spazio”, o il T-800 in “Terminator”

"Sober" si presenta aprendo con “Light Out”, un pezzo della durata di quasi 6 minuti. Composto nella sua totalità da ben 8 brani, è un miscuglio di vari generi e suoni, sconfinando anche nel mondo della chiptune e della musica a 8-bit (esempi palesi gli ultimi due brani, presentati per il momento nella loro versione chiptune).
Registrato tra Milano e Como, in quasi tre mesi, tempo condito da lunghissime pause, settimane di silenzio e rush dell'ultim'ora.

Questa prima esperienza però inizia a definire il sound della band, che spazia tra melodie accurate, suoni grezzi e ricercati e forti venature synth rock.

Nell'Ottobre del 2014 entrano nello studio casalingo di un amico della band, e registrano al volo due ulteriori brani, di cui una cover di un tema musicale di un videogioco, da cui girano un video nella prima metà del 2015, e uno dei due brani precedentemente presentati in chiptune, ora suonato e registrato.

Insoddisfatti della qualità generale del primo “Sober demo”, e con molto altro materiale pronto, si recano a registrare il primo EP ufficiale: Buzz EP.
La qualità generale è subito palpabile, registrato a cavallo del 2015 e il 2016, in due settimane la band ha in mano un disco con 5 brani.

"Buzz" si apre con Superactivity, un brano rock elettronico molto allegro, che strizza l’occhio a sonorità tipiche anni '80, con qualche rimando ai 30 Seconds to Mars e agli U2 di “Discotheque”, aprendo con enfasi quasi synth pop il disco. Arriva subito dopo il pezzo forse più forte del disco, cui è tratto il primo lyric video ufficiale del gruppo: I Am The Dead, con un'apertura molto incalzante e un tiro che non lascia respiro, se non negli intermezzi strumentali, fortemente nostalgici del grunge anni '90. Dopo un’apertura di questo tipo, le coordinate cambiano ancora con Disclosure, un omaggio bruciante a Jeff Buckley, una ballatona con venature quasi eteree. Qui arriva la title track, "Buzz", uno sfogo a cuore aperto, quasi alla Deftones, intermezzato da un pianoforte che sembra arrivare dall'oceano. A conclusione del disco arriva l'ormai iconica Sober, che trova in questo disco la sua giusta posizione e riesce finalmente a comunicare la sua malinconia innata.

Lo stile del gruppo si può ritrovare in un sacco di influenze, che aggiungono un personale tocco a quello che è stata la musica più influente delle ultime due decadi.
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Genres:
Synth Rock
Band Members:
Sascha Giordano (Guitar Keys, Lead Vocals), Gianluca Pistani (Drum), Federico Negro (Bass)
Hometown:
Milano, Italy

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l'8 Gennaio è una data strana. Innanzitutto per la nascita del Duca Bianco, che baciando l'inizio dell'anno coincide con il senso di rinascita, di novità, di inizio.
L'8 Gennaio è anche la data dellla nascita di un trio dalle venature synth rock nel milanese, gli Hypergear.

Ma procediamo con ordine.

Il primo nucleo del gruppo va ricercato negli “Swan”, anch'esso trio, ma che si concentrava principalmente su cover e piccoli show nell'hinterland milanese. Sotto questo nome hanno calcato più o meno tutti i piccoli/medi locali della città e fuori, portandosi sempre uno show parecchio grezzo, quasi rustico.
Il tempo passa e la chiamata degli inediti si fa sempre più presente. Dopo varie piccole composizione e idee, la band si trova ad avere tra le mani abbastanza materiale da poter permettersi di registrare almeno una demo.

Era una giornata di pioggia, quando nacque Sober. Due accordi, una melodia semplice e un mood coerente con il meteo del momento. Primissima canzone composta che, al momento della realizzazione della demo (quasi due anni dopo dalla sua composizione), trova il suo ruolo: è la canzone che dà il titolo all'opera appena registrata.
Nasce così, l'8 gennaio 2013, “Sober”. Stesso momento in cui il gruppo si libera dell'ormai obsoleto e superato nome di “Swan” per abbracciare l'ormai definitivo “Hypergear”

Il nome rimanda a un concetto molto basilare...oltre che ad una apparentemente molto quotata marca di zaini indiana (seriamente, andate a cercarla).
Hypergear rappresenta l'incessante crescita tecnologica, fin troppo sbilanciata rispetto alla naturale velocità dell'uomo.
Un po' come HAL 9000 in”2001: odissea nello spazio”, o il T-800 in “Terminator”

"Sober" si presenta aprendo con “Light Out”, un pezzo della durata di quasi 6 minuti. Composto nella sua totalità da ben 8 brani, è un miscuglio di vari generi e suoni, sconfinando anche nel mondo della chiptune e della musica a 8-bit (esempi palesi gli ultimi due brani, presentati per il momento nella loro versione chiptune).
Registrato tra Milano e Como, in quasi tre mesi, tempo condito da lunghissime pause, settimane di silenzio e rush dell'ultim'ora.

Questa prima esperienza però inizia a definire il sound della band, che spazia tra melodie accurate, suoni grezzi e ricercati e forti venature synth rock.

Nell'Ottobre del 2014 entrano nello studio casalingo di un amico della band, e registrano al volo due ulteriori brani, di cui una cover di un tema musicale di un videogioco, da cui girano un video nella prima metà del 2015, e uno dei due brani precedentemente presentati in chiptune, ora suonato e registrato.

Insoddisfatti della qualità generale del primo “Sober demo”, e con molto altro materiale pronto, si recano a registrare il primo EP ufficiale: Buzz EP.
La qualità generale è subito palpabile, registrato a cavallo del 2015 e il 2016, in due settimane la band ha in mano un disco con 5 brani.

"Buzz" si apre con Superactivity, un brano rock elettronico molto allegro, che strizza l’occhio a sonorità tipiche anni '80, con qualche rimando ai 30 Seconds to Mars e agli U2 di “Discotheque”, aprendo con enfasi quasi synth pop il disco. Arriva subito dopo il pezzo forse più forte del disco, cui è tratto il primo lyric video ufficiale del gruppo: I Am The Dead, con un'apertura molto incalzante e un tiro che non lascia respiro, se non negli intermezzi strumentali, fortemente nostalgici del grunge anni '90. Dopo un’apertura di questo tipo, le coordinate cambiano ancora con Disclosure, un omaggio bruciante a Jeff Buckley, una ballatona con venature quasi eteree. Qui arriva la title track, "Buzz", uno sfogo a cuore aperto, quasi alla Deftones, intermezzato da un pianoforte che sembra arrivare dall'oceano. A conclusione del disco arriva l'ormai iconica Sober, che trova in questo disco la sua giusta posizione e riesce finalmente a comunicare la sua malinconia innata.

Lo stile del gruppo si può ritrovare in un sacco di influenze, che aggiungono un personale tocco a quello che è stata la musica più influente delle ultime due decadi.
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